Il Passo del San Gottardo, Via delle Genti, sito interamente sul territorio del Patriziato di Airolo era già conosciuto in epoca romana ed era chiamato “Mons Tremulus”.
I ritrovamenti archeologici, tra cui la necropoli di Madrano del III secolo, sita proprio ai piedi del Gottardo, testimoniano la presenza su tutto l’arco alpino, sino dalla preistoria, di popolazioni che si spostavano da valichi “minori”, bocchette e passi la cui esistenza oggi si è persa definitivamente.
Su questa tematica esiste comunque una grandiosa letteratura scritta in mille anni di storia da tanta gente che ha avuto contatti ed esperienze valicando il passo.
Testo di Renzo Tonella
La Gola della Schöllenen che bloccava il valico, la via più diretta di attraversamento delle alpi, fu superata per la prima volta con un ponte in legno nel 1303 ma, secondo l’ipotesi corrente, la sua costruzione è da anticipare al 1220, quando i Walser provenienti dall’Alto Vallese, (chiamati dagli abati di Disentis), si insediarono nella Valle d’Orsera per colonizzare una regione sino ad allora poco abitata. Da quell’epoca, il vantaggio di collegare direttamente i nodi commerciali di Basilea e di Milano, dirottò sul Passo del San Gottardo e sulla Via delle Genti un volume di traffici internazionali sempre più importante dando la possibilità alle Corporazioni dei Somieri di sviluppare le loro attività fonti di grande benessere collettivo. Sino ad allora, la gola della Schöllenen veniva aggirata attraverso il Bäzberg, passando per il villaggio di Tenndlen ove si trovava una sosta, il che prova l’esistenza di un traffico già consolidato.
È da circa il 1200 che dal San Gottardo transitano anche documenti importanti; dapprima, pur sporadicamente diversi corrieri ovunque diretti, valicarono a piedi il passo. Dopo tante traversie, nel 1615 si giunse ad un collegamento con messaggeri a cavallo e partenze regolari da Zurigo a destinazione di Como, Milano e Bergamo. Dal 1653 fu istituita una linea postale con cavalli da Flüelen a Milano.
I ritrovamenti archeologici, tra cui la necropoli di Madrano del III secolo, sita proprio ai piedi del Gottardo, testimoniano la presenza su tutto l’arco alpino, sino dalla preistoria, di popolazioni che si spostavano da valichi “minori”, bocchette e passi la cui esistenza oggi si è persa definitivamente.
Con la presenza Walser in Orsera, si venne a creare un importante nodo viario dove convergevano ed affluivano persone e cose provenienti dalle mulattiere del Gottardo, dalla Furka, dal Gries, dal San Giacomo, dalla Nufenen, dal Grimsel, dall’Albrun e dall’Oberalp.
Nel 1595, il Ponte del Diavolo fu poi costruito in sasso. Con il nuovo “Ponte del Diavolo”, il Passo del San Gottardo, divenne di fatto il valico più importante dell’intero arco alpino e da allora iniziarono a transitare tutto l’anno genti coraggiose e somieri con carovane di merci che, sfidando i molti pericoli naturali, trasportavano in ambe le direzioni.
Così la strada e il valico assumono importanza economica, politica, culturale e strategica. Anche Airolo aveva il monopolio dei trasporti sul proprio territorio. È un passaggio obbligato di idee, di fermenti, di aspettative, scambio tra le conoscenze del nord con la sensibilità artistica del sud.
Pagina di storia non scritta, ma vitale nella globalizzazione e nello sviluppo europeo.
Fra queste pagine, una deve essere riservata per ricordare l’arcaica vita di quegli airolesi che tutto l’anno tenevano agibile la mulattiera e d’inverno la pista battuta nella neve. Solitamente formavano una squadra di 15-20 uomini che partiva al mattino e rientrava la sera. Nel caso di grosse nevicate potevano essere impiegati sino a 100 e più uomini.
Nel 1873 le nevicate furono così abbondanti che l’assuntore postale Gerardo Motta prese l’iniziativa di far scavare in Val Tremola delle lunghe gallerie. D’altro canto e in tempi più recenti, anche nel tragico inverno del 1951, nell’orrido del Sosto e in Val di Peccia, nella valanga della Bavorca, fu scavata una galleria di 123 metri con due finestre di scarico! (dal libro :”Il Flagello Bianco nel Ticino”). Sono passati 65 anni e da alcuni mesi alla Bavorca sono terminati i lavori di costruzione nella nuova galleria artificiale. Grazie a questa nuova opera la Gente della Valle di Peccia potrà vivere più tranquillamente durante l’inverno. Da noi, allora, come pure a Frasco, le gallerie nelle valanghe dovemmo scavarle per recuperare le tante vittime.
Quanti di questi nostri“Cusciadó” persero la vita travolti da valanghe e in altri incidenti! Le ottocentesche memorie del Trosi da Bedrina (che alleghiamo per intero), elencano una impressionante serie di disgrazie successe ai viandanti e alle nostre genti che lassù dovevano operare quotidianamente tutto l’anno tenendo sgombre e percorribili le piste della Tremola e tutta la via del Gottardo. Invece nelle altre valli e nel Ticino, l’unica alternativa alla fame era l’emigrazione.
Una Donna airolese, La Nüscia, al secolo Anna Forni-Orsi, rimasta vedova con quattro figli a carico, faceva il lavoro del cusciadó. Della nostra gente, fu la prima donna che indossò i pantaloni, allora rigorosamente capo di abbigliamento solo maschile!
Nel 1842 apparvero sul Passo del San Gottardo le prime grandi diligenze postali che trasportarono una impressionante quantità di persone.
L’anno record fu il 1875 quando 72030 viaggiatori valicarono il Passo.
La strada cantonale del Gottardo, compresa la Tremola, fu costruita negli anni 1827-1832 su progetto dell’ingegner Francesco Meschini (1762-1840), di Alabardia, frazione di Piazzogna, ed è quella che, rimessa a nuovo, esiste ancora oggi ed è fra i temi più “cliccati” del web mondiale!
Con una pendenza dell’8 % e 24 tornanti, la strada della Tremola supera i 300 metri di dislivello dello scosceso fianco sinistro della valle, dal ponte dei Calanchetti al ponte del piano della Sella con un armonioso inserimento eseguito a regola d’arte!.
Nel 1815 Francesco Meschini fu eletto in Consiglio di Stato dove ebbe come collega l’airolese Carlo Francesco Camossi dell’omonima famiglia di albergatori del “Drei König” di Airolo, (nel ‘700 e ‘800 rinomata locanda che nel 1871 fu acquistata dal Comune e poi trasformata nell’attuale casa comunale).
Poi fu incaricato di progettare quasi tutta la strada del San Gottardo attraverso la Svizzera, l’Hauenstein, il tratto urano del passo e, come citato, la nuova strada da Airolo al Passo.
Nel 1828 Meschini progettò anche il nuovo naviglio di Locarno che sostituì il porto costruito nel 1703 da Pietro Morettini, l’ingegnere che nel 1708 per primo osò forare il Gottardo con la famosa “Buca d’Uri”, la galleria sita prima del Ponte del Diavolo, all’inizio della gola della Schöllenen.
Testo di Renzo Tonella
Dal XII secolo furono edificati gli stabili del complesso dell’Ospizio. Sono mura cariche di storia, specie dei secoli passati quando l’ospitalità era sacra ed i più sprovvisti erano gratuitamente confortati per tre giorni.
Le costruzioni sono di varie epoche, accanto alla Cappella del XII secolo c’era il primo Ospizio, distrutto nel 1799. Nel 1683 la stessa fu inglobata nella Casa dei Cappuccini, ora chiamata Ospizio vecchio.
La stalla del 1776 a forma ottagonale ospitava ben 47 cavalli. Vicino si trova la vecchia sosta realizzata nel 1838.
All’inizio della Tremola nel 1577 fu costruita la Cappella dei Morti dove si seppellivano i viandanti decessi per assideramento o altri incidenti.
Testo di Renzo Tonella
"L'ospizio del san Gottardo"
Della strada del Gottardo devono essere citate le cantoniere, quella della Tremola con il cambio dei cavalli e quella di San Giuseppe (sempre in balia delle valanghe), furono costruite negli anni 1834-37, mentre sul passo l’albergo-dogana fu senza dubbio l’edificio più importante di quel periodo. Successivamente lo stabile sul passo fu risanato ed ampliato e, dopo la costruzione della ferrovia, nel 1883 fu venduto all’asta a Felice Lombardi jr. che lo utilizzò come dépendance dell’Albergo Monte Prosa da lui aperto lassù nel 1866.
Una terza cantoniera, poco nota, fu costruita attorno al 1850 alla Passéra nei pressi del ponte di Lucendro. Della stessa, anche nei documenti si trovano poche notizie.
Uri costruì la sua casa-ricovero al Mätteli.
Le cantoniere, o case di ricovero, erano sempre occupate da almeno tre persone, dovevano avere sempre un locale caldo ed erano indispensabili in inverno per l’assistenza ed il supporto ai viaggiatori nonchè quale base per i pericolosi lavori di rottura della neve e di formazione della pista che i nostri cusciadó effettuavano durante tutta la stagione invernale.
La casa cantoniera di San Giuseppe non era sempre disponibile perché era stata costruita in luogo esposto al pericolo di caduta di valanghe, ignorando gli avvertimenti della gente del luogo, pratica e conoscitrice della montagna! Infatti fu danneggiata nel 1838 e nel 1840 e, ancora semidistrutta nel 1874. Poi non venne più ricostruita dato che erano già in corso i lavori per realizzare la Gotthardbahn e la galleria ferroviaria.
Alla cantoniera-rifugio di San Giuseppe, casa di servizio e casa d’asilo per viandanti, visse tra il 1850 e il 1855 Cesare Lombardi, un ragazzo di Valle nato nel 1843 che tutti i giorni si recava a scuola dai Frati Cappuccini dell’Ospizio. Trascorse in seguito tre anni sul passo dove suo padre era agente doganale ed esattore dei pedaggi. A 15 anni partì per l’America.
"Val Tremola, il ponte dei Calanchetti e in alto la Casa cantoniera di San Giuseppe. (Collezione stampe Massimo Lucchinetti)"
"La cantoniera era sita 100 metri prima della curva di San Giuseppe (Collezione stampe Massimo Lucchinetti)"
La casa cantoniera della Tremola invece era al sicuro dai pericoli naturali e restò in attività quale locanda-osteria sino attorno al 1955, quando era gestita da Ortensia Albertini e Daria Genoni, le ultime di tanti airolesi che operarono in quella struttura. Va rilevato che alla cantoniera della Tremola c’era nelle “mezze stagioni”, oltre al cambio dei cavalli, anche il trasferimento delle merci dai carri alle slitte. Non deve essere neanche dimenticato che, per il cambio dei cavalli, alla cantoniera della Tremola gli animali dovevano passare dal locale-osteria per raggiungere la stalla sita dietro contro la roccia, ove c’era posto per quattro cavalli.
La cantoniera della Tremola aveva l’ala di gronda in lastre di pietra sorretta ogni 60 cm da un travetto orizzontale pure di sasso. Un’esecuzione ricercata, di pregevole aspetto e senz’altro assai costosa. Lo stesso disegno si ritrova anche su tutta la grande ala di gronda perimetrale del tetto a quattro falde dello stabile del Museo Nazionale della Vecchia Sosta al San Gottardo e, stranamente, anche al confine del Passo del Sempione dove la “Alte Kaserne” Svizzera e la “Casa Cantoniera del Passo del Sempione” Italiana, distanti tra loro pochi metri ma attraversate dal confine, presentano la stessa ala decorativa degli stabili del Gottardo.
"La cantoniera della Tremola. Sull’insegna “Wirtschaft Val Tremola”; Foto archivio Borelli"
"La cantoniera della Tremola il giorno prima della demolizione"
Lo stabile abbandonato andò poi in rovina e, il 28 settembre del 1989, con un operazione lampo, lo Stato demolì la cantoniera suscitando il rincrescimento della nostra gente verso quello che era divenuto, dopo l’epoca dei carri e delle slitte, il Bauernhof degli alpigiani del Gottardo e dei nostri contadini dei maggenghi del Motto Bartola e dintorni.
Testo di Renzo Tonella
Sul massiccio del Gottardo nascono quattro importanti fiumi, Reno, Reuss, Ticino e Rodano che nel loro corso verso il mare bagnano quasi tutta l’Europa. Partendo dall’Ospizio, il sentiero dell’acqua conduce alle loro sorgenti. Nel Patriziato di Airolo, un ramo del Ticino nasce nel bacino imbrifero della valle della Sella e dal versante sud del Gottardo, mentre una fonte della Reuss sorte dal ghiacciaio e dalla valle del Lucendro. Anche i nostri ghiacciai, Ruinó e Lucendro, come tutti gli altri della catena alpina, seguono il declino inesorabile dato dai cambiamenti climatici in corso, e sono proprio ridotti male. Se nulla cambierà, i glaciologi prevedono per la fine di questo secolo la totale scomparsa dei ghiacciai dalle Alpi, e non solo. I nostri due, probabilmente, lo saranno molto prima!
Testo di Renzo Tonella
Nell’800, non solo i militari e i postini avevano l’uniforme; anche i ferrovieri della nuova Gotthardbahn la portavano, ed erano fior di abiti quasi su misura, fatti con tessuto robusto e ben confezionati. Andavano bene in servizio e sicuramente anche a casa!
Gli abiti della Ferrovia avevano i bottoni (grandi come una moneta da 1fr.) con stampata in rilievo una locomotiva a vapore, una delle duemila che la Schweizerische Lokomotiv- und Maschinenfabrik di Winterthur, la gloriosa LOKI, aveva costruito per la Gotthardbahn e per tutte le altre compagnie ferroviarie della Confederazione. Come sui cippi di granito delimitanti i confini delle proprietà, anche sui bottoni c’era scritto “G.B.”.
Fondata da Alfred Escher, grande artefice del progresso e padre della Svizzera moderna, la Gotthardbahn portò lavoro e pane nelle nostre valli già “fortunate” grazie ai traffici di persone e merci lungo la Via delle Genti.
Dal suo monumento alla Bahnhofplatz di Zurigo, Alfred Escher, guardando lungo la Bahnhofstrasse, vede l’altra sua creatura: il Credit Suisse giù alla Paradeplatz.
Ai costi di costruzione dell’intera nuova linea ferroviaria, preventivati in 187 milioni, nel 1871, l’industriale zurighese Escher fece compartecipare gli Stati confinanti, Germania con 20 milioni e Italia con 45. Anche la Confederazione partecipò con 20 milioni! Allora e ancora oggi quest’opera grandiosa è da annoverare fra i capolavori del genio umano e della tecnica della costruzione ferroviaria.
La traforò con coraggio, costanza e temerarietà il mastro carpentiere Louis Favre, ginevrino di Chène-Bourg, che scomparve, al fronte dello scavo, nel luglio del 1879 e così non potè vedere realizzato il suo capolavoro. Suo anche il progetto di rifacimento di Fontana, distrutta dall’incendio del 3 novembre 1868.
Con la Gotthardbahn arrivarono molti posti di lavoro, nelle stazioni, nella manutenzione, in parecchi altri ambiti, oltre ad un gran numero di frenisti. Sul quadro raffigurante il Personale del treno di stanza ad Airolo, nel 1912 ci sono una cinquantina di frenisti di cui 40 nostri cittadini Patrizi. Fra questi, alcuni avevano prima fatto il mestiere del postiglione con la diligenza del San Gottardo.
Poi, quando ai treni delle Ferrovie Federali Svizzere, furono montati i freni automatici ad aria compressa (inventati nel 1869 dall’americano Westinghouse), ai frenisti furono affidate altre mansioni nell’ambito della manutenzione e dell’esercizio ferroviario.
Testo di Renzo Tonella
Fondata nel 1972 con lo scopo di garantire perennemente alla Popolazione Svizzera la proprietà degli stabili del Passo, con grande capacità, uno sforzo notevole e la partecipazione di tutti ha saputo restaurare, rinnovare e rimettere a nuovo un complesso notevole di stabili che ora si presenta come il meglio conservato di tutti i valichi dell’arco alpino!
Nel 1986, nella rinnovata Vecchia Sosta è stato inserito, in un ambiente prezioso, il Museo Nazionale del San Gottardo, un’opera notevole, moderna e vivace, fonte di richiamo per le genti, che ogni anno espone temi nuovi accanto alle rassegne di epoca storica.
Un tempo, a San Gottardo giungevano sette processioni che partivano dalle cinque vallate circostanti, tra le quali quella dei Walser, proveniente dalla Val Formazza. La storia racconta che questi bravi Walser, rudi uomini dell’alta montagna, di origine Vallesana, colonizzatori dapprima della Formazza e poi anche di Bosco Gurin, sembra non fossero poi stati così solerti nel rientrare alle loro case…!
Testo di Renzo Tonella
Anche la Storia Militare del Cantone Ticino trova le opere più importanti al San Gottardo dove, in difesa della galleria ferroviaria della Gotthardbahn furono costruiti nel 1885-88 il Forte Airolo (opera unica nella storia dell’arte fortificata militare, dal 1988 sede di un’esclusiva esposizione permanente di armi da fortezza), ed il Blockhaus al portale sud ad Airolo come pure, sempre in quel periodo, il Bunker di Caspiei e la Caserma del Motto Bartola con le posizioni di artiglieria da campagna (espropriando a molti cittadini patrizi gli stabili “stanzi”, ed i prati siti presso i fertili pascoli di quel maggengo). Furono poi fortificati i Costoni di Fieud e, nel 1894, fu anche costruito il complesso del Vecchio Forte dell’Ospizio del San Gottardo, ora Museo Forte Ospizio.
Fu in quegli anni che si iniziò a parlare di addetti alla manutenzione di caserme, opere ed installazioni. Dapprima e sin ben oltre il primo conflitto mondiale, il distaccamento era rigorosamente composto solo da agenti di lingua madre tedesca (come la truppa che occupava i presidi dell’artiglieria da fortezza); in seguito, con l’avvento della Fortverwaltung fu finalmente dato accesso all’impiego anche agli italofoni.
Dal 1942 il Corpo delle Guardie di Fortificazione impiegò molta gente proveniente da tutto il cantone. Purtroppo nel 2003, con una ennesima riorganizzazione, l’esercito mise la parola fine ad una amministrazione che portò tanti posti di lavoro nelle valli alpine della svizzera.
Durante la seconda guerra mondiale furono costruiti i segretissimi forti di artiglieria da fortezza di San Carlo, ai piedi della diga del Lucendro, poi trasformato in albergo dalla Fondazione Claustra e l’imponente bastione del Forte di Sasso da Pigna, una notevole opera di difesa, la maggiore del Ticino.
Cambiata anche qui la strategia, dopo tre anni di lavoro a cura della Fondazione Sasso San Gottardo, nel 2012 è stata inaugurata la nuova struttura espositiva che, con tecniche moderne, presenta la vita nell’opera da fortezza e altre tematiche di grande pregio.
Testo di Renzo Tonella
L’autostrada di III categoria del Passo del San Gottardo fu messa in esercizio in tre tappe: la prima nel luglio del 1967 da Foppa Grande al Passo, la seconda nel 1972 dal Passo al confine Urano, la terza nel 1977 da Foppa Grande ad Airolo. Denominata “panoramica” è una lussuosa e comoda salita verso il culmine con vista stupenda sulle montagne.
La galleria autostradale del Gottardo è stata costruita dal 1969 e inaugurata il 5 settembre del 1980. Fu un’opera ciclopica progettata dal patrizio airolese ingegner Giovanni Lombardi, e vi furono impiegate tutte le migliori e moderne tecniche allora disponibili per l’operatività nel genio civile.
L’autostrada A2 del Sopraceneri fu parzialmente aperta da Airolo a Piotta nel 1980 con l’inaugurazione della galleria stradale e fu poi completata, a tappe, sino a Gorduno il 23 ottobre 1986.
Per 1000 e più anni il Passo del San Gottardo è stato la fortuna di Airolo; da noi c’erano una grande quantità di posti di lavoro che attiravano gente da ogni parte della Svizzera.
Sembrava che, con la prossima apertura delle gallerie di base di Alptransit e il conseguente spostamento degli ultimi posti di lavoro FFS a Biasca, per la prima volta nella sua storia, il Gottardo potesse voltare la schiena ad Airolo.
Invece, domenica 28 febbraio 2016, con una votazione dal forte significato di unità e collaborazione nazionale, il Sovrano ha deciso l’attuazione della seconda galleria stradale del San Gottardo.Così, dal 2020 e sino al 2030, con la presenza di questo importante cantiere, potremo avere ancora un forte indotto per un Comune che ora ha un’economia assai precaria.
Poi c’è da augurarsi che coloro che resteranno ad Airolo tutelino con amore e passione quanto i nostri Vecchi e noi, avremo loro tramandato.
Testo di Renzo Tonella